Nel secolo XIX l’isola di Vulcano diventa un possedimento di un eminente personaggio scozzese (di Glasgow) tale James Stevenson. Questi, emulando il suo omonimo compatriota ( Robert Louis Stevenson) , sfruttò per decenni e senza limitazioni sia la gente che le risorse della posto , immaginando una vera e propria “ isola del tesoro”. A quel tempo , l’estrazione dello zolfo e dell’allume costituiva un’ attività che dava elevatissimi guadagni , un tesoro vero e proprio. Nel 1860 lo scozzese rilevò gran parte delle proprietà dello Stato nell’isola , compreso l’azienda di estrazione dei minerali per sole 5.450 lire , e praticamente si trasferì a Vulcano coronando i suoi sogni coloniali ed imperiali nel Mediterraneo . La vendita annuale di circa 150 tonnellate dei preziosi minerali estratti dal Faraglione vicino al molo, dal Gran Cratere nonché da Vulcanello, gli consentì di divenire molto ricco e di permettersi ogni lusso .
Egli fece costruire tra Porto Levante e Porto Ponente un Castello (ancora esistente restaurato ed abitato) che divenne la sua residenza , circondandolo di cani feroci per evitare l’avvicinamento di ospiti indesiderati e arredandolo all’interno con oggetti di valore ed esternamente con un meraviglioso giardino ricco di piante esotiche . Stevenson, un vero e proprio megalomane del tempo, aveva disprezzo per gli esseri umani e amava presentarsi nelle vesti di un colto esteta , e amante del buon gusto nel contempo . Sfruttava i suoi operai con arroganza , facendosi condurre su una elegante carrozza per salire poi sulla “Costanza” , la sua nave a vapore non meno sfarzosa . Insomma quasi che a Vulcano all’epoca regnasse un nuovo Dio.
I poveri isolani sfruttati come schiavi non si meravigliarono affatto se il vero padrone dell’isola il Dio del fuoco Vulcano , secondo una loro credenza, causo’ nell’agosto del 1888 una violentissima eruzione che sconvolse l’isola . I fuochi del vulcano si protrassero fino al marzo del 1890 e furono talmente violenti che sull’isola non rimase praticamente nulla . Anche James Stevenson dovette lasciare la sua “isola del tesoro” tornando precipitosamente a Glasgow e i suoi eredi nel 1903 vendettero le proprietà agli isolani con la super-visione dello Stato Italiano che nel frattempo reclamò i suoi diritti . Da allora e dopo una serie di processi, fu stabilito che l’isola sarebbe appartenuta ai suoi abitanti .