Nei primi decenni del VII secolo una potenza imprevista sconvolge l’assetto del Mediterraneo e dell’ormai dissolto impero romano. Un nuovo profeta, Maometto, fonda una nuova religione universalista, l’islamismo, che riesce ad unificare le divisioni tribali dei popoli arabi e, dopo la sua morte nel 632 d.C, anno 0 del calendario arabo, in nome dello stato teocratico da lui fondato, dilaga in pochi decenni ad oriente e ad occidente.
L’impero persiano è distrutto, il bizantino mutilato della Palestina, Siria ed Egitto, cade l’Africa settentrionale e, dopo il 711, prima sotto il califfato Omayyade poi sotto gli Abassidi, vengono attaccati gli stati cristiani di Spagna, Francia e Italia. Furiosi e sanguinosi gli scontri fra cristiani e saraceni, per terra, tramandati con le gesta dei Paladini, e per mare con le flotte delle Repubbliche marinare e degli Stati cristiani.
Due culture a prima vista inconciliabili si confrontano in tutto il Mediterraneo.
La conquista araba della Sicilia ha inizio nell’827 da Mazara del Vallo,paese di pescatori sulla costa meridionale, ancora oggi in perpetua competizione con i pescherecci tunisini, e penetra velocemente in tutta l’isola. Durante due secoli e mezzo di potere, gli Arabi riorganizzano il sistema amministrativo della Sicilia, dividendola in tre grandi circoscrizioni: Val di Mazara, Val di Noto e Val di Demone, spostano la capitale a Palermo, compiono importanti lavori di irrigazione, edificano palazzi e moschee ricchi di giardini e fontane.
La riconquista cristiana dell’isola inizia da Messina nel 1060 ad opera di Roberto il Guiscardo e del fratello Ruggero, figli di Tancredi di Altavilla. I due fratelli Altavilla, ottenuta dal Pontefice Nicolò II, col trattato di Melfi, l’investitura del Ducato di Puglia e del feudo della Sicilia e della Calabria “nella misura in cui fossero riusciti a conquistarla”, approfittando della discordia degli Emiri, riuscirono a batterne gli eserciti e a prendere Palermo nel 1071 e tutta la Sicilia fino a Noto nel 1091.
Ruggero I, nominato Gran Conte di Sicilia e di Calabria, regna con grande prudenza , assimila la cultura araba, l’assetto sociale, economico ed amministrativo dato in due secoli e mezzo all’isola, riserva ai Saraceni posizioni di privilegio nell’amministrazione e ne fa il nucleo fondamentale del suo esercito; non parteciperà, ad esempio alla I crociata per non fomentare dissidi fra il suo popolo in maggior parte arabo, ma convoca, proprio a Mazara, nel 1097 il primo Parlamento normanno di Sicilia e impone un filone espressivo unitario (S.Giovanni dei Lebbrosi, le Cattedrali di Catania e Messina) segno di una precisa volontà politico-culturale.
Il suo successore, il figlio Ruggero II, raccoglie l’eredità del padre e l’intelligenza politica della madre, Adelaide di Vasto. E’ un sovrano colto, conosce 4 lingue, educato da sapienti arabi e greci, abituato al sottile gioco diplomatico ma anche alla determinazione dell’intervento armato. Il giorno di Natale del 1130 si fa incoronare, dal Legato dell’Antipapa Anacleto II, “Rex Siciliae et Italiae“, acclamato da una folla cosmopolita di latini, greci, ebrei, longobardi, arabi e normanni dalla Torre Pisana del palazzo che era stato degli Emiri Arabi. Il nuovo regno si estende fino al Liri sul Tirreno e al Tronto sull’Adriatico, a meno di 100 km. dai domini pontifici. Ottiene la “Legatio apostolica” l’essere cioè rappresentanti del Papa e a lui non sottoposto per l’investitura dei vescovi, privilegio concesso da allora ai soli re siciliani, revocato solo nel 1871 da Pio IX.
Un anno dopo l’incoronazione Ruggero fonda il Duomo di Cefalù e, quasi contemporaneamente, edifica la Cappella Palatina nel Palazzo Reale dove si fondono motivi romanici, bizantini ed arabi. Edifica la Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio nel 1143 detta la “Martorana” dalla famiglia che fece costruire l’attiguo monastero, costruisce palazzi lussuosi ed aperti ad artisti, scienziati e poeti.
Il fulgore normanno, speranza dei poeti del tempo per l’unificazione italiana, dura poco per l’esaurirsi precoce della dinastia. L’ultimo re normanno sarà Tancredi, figlio illegittimo del primogenito di Ruggero II, che regnerà solo 6 anni. Ma anche nei 40 anni del declino della dinastia, Palermo e la Sicilia splenderanno di un fascino cosmopolita; Guglielmo I fonda il Duomo di Monreale, edifica la Zisa e la Cuba, splendidi palazzi “di delizie” pensati cioè per il riposo. Dopo la dominazione degli Altavilla, la Sicilia ne possedeva nove.
La cultura letteraria e giuridica si sposta dai monasteri nella vita pubblica, ai Tribunali, ai Giureconsulti, ai Notai. Vengono tradotti in latino dal greco Platone, Aristotele, Euclide, l’Almagesto e l’Ottica di Tolomeo dall’arabo; il “Nuzat” dello scienziato musulmano Ibm Idris diventa famoso nell’Africa musulmana come “Il libro di Ruggero” ed è il trattato di tutta la geografia nota a quel tempo.
Il Mediterraneo –
Il periodo arabo-normanno
A cura del Prof. Arch. Renata Bizzotto
Con la collaborazione dell’Arch. Maria Letizia Mancuso