La Festa di Santa Rosalia o “Fistinu “ come viene chiamato dai Palermitani, si svolge nel mese di luglio a Palermo ed e’ la ricorrenza del Santo Patrono della città.
Origine e Storia della festa
Nel 1624 nella città di Palermo, flagellata dalla peste, la popolazione si affidava invano alle sante protettrici dei quattro mandamenti della città : Sant’agata, Santa Cristina, Santa Oliva e Santa Ninfa .
Durante questa crisi, secondo la leggenda, l’allora poco nota Santa Rosalia apparve ad un saponaio di nome Vincenzo Bonello, indicando l’ubicazione delle proprie spoglie e ingiungendo che solo se i propri resti fossero stati portati in processione la peste sarebbe terminata. Nella grotta indicata dalla visione ( sede dell’attuale Santuario ) vennero trovate 27 reliquie e il giorno 15 luglio l’arcivescovo seguito da tutto il clero, dal senato palermitano e da alcuni cittadini eminenti fece una processione attraverso le strade della città con le reliquie della santa. In pochi giorni la città venne liberata dalla peste. Dal 1625 la Chiesa autorizzò il culto, anche se Rosalia venne proclamata santa soltanto nel 1630 .
Nel 1625 le reliquie vennero poste all’interno di uno scrigno in argento e vetro, custodito all’interno del Palazzo Arcivescovile, e dallo stesso anno vennero portate in processione per ricordare il miracolo compiuto, inaugurando una tradizione che in più di tre secoli ha subito ben poche interruzioni.
La prima celebrazione del 1625 fu particolarmente breve: le reliquie vennero spostate per pochi metri, dal Palazzo Arcivescovile fino alla cattedrale. Il percorso divenne sempre più lungo e complesso con il passare degli anni, fino a coinvolgere buona parte della città. Alla processione partecipano di diritto molte confraternite costituite nel corso dei secoli, la più antica e famosa è la Confraternita di Santa Rosalia dei Sacchi.
Tutte le confraternite dovevano portare un mantello con l’effige della santa e grossi ceri in processione. In occasione della festa, sin dal XVII secolo, il Cassaro ( l’attuale via Vittorio Emanuele ) veniva addobbato con fastose architetture temporanee.
Il carro
I quattro piccoli carri utilizzati per le prime processioni vengono sostituiti nel 1686 da un grosso carro trionfale. Il carro, metafora del trionfo della santa, diventa ben presto il centro della celebrazione, assume subito dimensioni notevoli ed è stato più volte sostituito, nella ricerca di effetti scenografici sempre più solenni. Tra il settecento e l’ottocento molti famosi architetti palermitani si cimentarono nella sua progettazione.
Nel 1701 ad opera dell’architetto Paolo Amato, assunse per la prima volta la forma di vascello, idea ripresa anche in tempi moderni.
Il rito nel presente
Ancora adesso il “festino” è una grande festa popolare che richiama centinaia di migliaia di fedeli, curiosi e turisti, e che consiste in spettacoli, mostre e concerti che iniziano i primi giorni di luglio e si concludono con le celebrazioni religiose del 15 luglio. Ogni anno viene sviluppato un tema differente, mantenendo però di base la storia del miracolo della vittoria sulla peste.
La notte del 14 luglio la festa giunge all’apice, con una solenne processione dal palazzo dei Normanni, lungo l’antico asse viario del Cassaro fino al mare, passando attraverso Porta Felice, secondo un itinerario ideale dalla morte (la peste) alla vita (la luce dei fuochi d’artificio in riva al mare).
La processione, composta da un carro trionfale con la statua della santa, trainato da buoi, e da carri allegorici, si ferma davanti alla Cattedrale, ai quattro canti (momento in cui, tradizionalmente, il sindaco in carica depone dei fiori ai piedi della statua della Santa gridando “Viva Palermo e Santa Rosalia!”) e alla Marina ( il Foro Italico ) , dove ha luogo un grande spettacolo pirotecnico accompagnato da musica sinfonica eseguita dal vivo.
Tradizione della cucina da strada
Durante le celebrazioni si consumano cibi che fanno parte della tradizione popolare palermitana: la Pasta con le sarde (la pasta chî sardi), i babbaluci (lumache bollite con aglio e prezzemolo), lo Sfincione ( ‘u sfinciuni), il polpo bollito ( ‘u purpu), Calia e simenza ( ‘u scacciu), la pannocchia bollita (pullanca) e l’ anguria (detto ‘u muluni).
E’ una tradizione popolare molto frequentata dai palermitani e molto seguita anche dai numerosi turisti che in estate affollano le vie di Palermo .