Antico monastero con chiesa oggi sconsacrata , sorge dentro un bellissimo giardino nel cuore di Palermo a due passi dal Palazzo Reale e dal noto quartiere di Ballarò .
Il complesso fu fatto costruire da Ruggero II nel XII secolo ed era la residenza dell’abate confessore del re. Fa parte di quei monumenti arabo-normanni che caratterizzano la città; bellissime le sue cinque cupole rosse, testimonianza delle maestranze arabe usate per la costruzione; la più alta di queste cupole aveva la funzione di campanile. L’interno della chiesa è a croce latina, nuda e semplice la parte centrale, divisa in due spazi sormontati da due cupole; il transetto invece è diviso in tre parti coperte da tre cupole, di cui una di queste è il campanile. Ancora oggi è rimasto il chiostro del monastero a base rettangolare, formato da una successione di colonne gemine con capitelli unite da archi a sesto acuto.
Nei secoli sembra che questo luogo abbia mantenuto sempre una destinazione religiosa, infatti, durante il dominio musulmano dell’isola, vi sorgeva una moschea araba.
Dopo un lungo periodo di abbandono, nel 1464 il complesso monastico (ormai privo di religiosi) fu assegnato da papa Paolo II, ai monaci benedettini e poi, nel 1524 per volontà dell’imperatore Carlo V, fu destinato e trasformato come “Gancìa” (ospizio).
Le costruzioni normanne (chiesa e monastero), sono state edificate (come altre costruzioni del periodo), secondo modelli architettonici islamici (architetti e maestranze erano di origini musulmane), frutto di una mediazione tra culture artistiche diverse, quella orientale e quella cristiana, che permise l’evolversi di un’arte e di un’architettura davvero unica nel suo genere.
E’ uno dei monumenti più rappresentativi e più frequentati della città e recentemente inserito dall’UNESCO nei patrimoni dell’umanità nell’ambito del percorso arabo-normanno di Palermo.