Da uno studio Nomisma risulta che in Italia ogni anno si verificano circa seimila decessi a causa delle polveri sottili. Nell’ultimo rilevamento per precisione, le morti sono state 5.876. Una vera e propria strage di cui nessuno parla.
La domanda nasce spontanea: è il caso di continuare a trascurare tutto questo? O forse non è opportuno fare qualcosa tutti quanti per cercare di limitare i danni alla nostra salute?
A nostro avviso non esistono rimedi alla portata di tutti diversi da questi: limitare l’uso dell’automobile termica (diesel-benzina-gas) e usare mezzi elettrici, utilizzo di trasporto pubblico e bicicletta. Proprio su quest’ultima desideriamo soffermarci e con particolare riferimento alla città in cui viviamo, Palermo.
La nostra città è pianeggiante e si presterebbe moltissimo all’uso delle due ruote a pedali, esiste però una scarsissima predisposizione del palermitano ad andare in bicicletta e anche per brevissimi tragitti, si preferisce l’uso dell’automobile. Niente di più deleterio per la qualità della vita, i fumi e il caos del traffico sono i padroni assoluti della nostra quotidianità .
L’automobilista palermitano ritiene insensatamente di essere il padrone della strada, manifestando spesso fastidio e intolleranza quando incontra un ciclista. Automobili, biciclette e pedoni hanno la medesima “dignità di circolazione”, anzi questi due ultimi, meritano più attenzione da parte di tutti.
I paesi più evoluti del centro e nord Europa hanno compreso per primi che l’uso indiscriminato dell’automobile in città, abbassa notevolmente la qualità della vita.
Sarebbe fondamentale il potenziamento delle piste ciclabili, ma in mancanza, la strada deve essere sicura anche per il ciclista.
L’amministrazione Orlando ha dimostrato sensibilità al tema, ma molto c’è da fare ancora per ottenere risultati tangibili. Educazione stradale e percorsi solo per biciclette sono i cardini per la risoluzione del problema. Tuttavia suggeriamo ai palermitani di prendere la bicicletta e a non temere il traffico cittadino, l’automobilista dovrà abituarsi a convivere con i ciclisti ( e viceversa). Da queste virtuose abitudini a nostro avviso, non puo’ che giovarne la collettività cittadina.
Alessandro D’Acquisto
Articolo pubblicato su Rosalio.it
29.7.16